Arrestato capo ultrà Inter Accusa di rissa e lesioni “Brutale sottocultura”

31 dicembre 2018 – Milano

Gli scontri fuori da San Siro

Gli scontri fuori da San Siro

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Marco Piovella, il capo ultrà della Curva Nord coinvolto negli scontri prima di Inter-Napoli e più volte denunciato all’Autorità Giudiziaria per episodi di violenza in occasioni di manifestazioni sportive, è stato arrestato con l’accusa di rissa aggravata, lesioni e getto pericoloso di oggetti. L’aggravante contestata si riferisce al caso in cui, nel contesto di una rissa, scaturisca la morte di una persona, indipendentemente da eventuali responsabilità dirette di uno dei partecipanti. Secondo le indagini, infatti, Piovella con altre persone potrebbe essere tra coloro che hanno partecipato più da vicino alle azioni durante le quali è morto Daniele Belardinelli. Questo però non significa che sia Piovella il guidatore del Suv che tutti stanno cercando. Piovella risulta anche denunciato per la violazione del Daspo, misura alla quale era sottoposto.

Riccardo Piovella. Ansa

Riccardo Piovella. Ansa

il ritratto — Il “rosso”, nato a Pavia nel 1984 e laureato al Politecnico, è uno dei leader della curva dell’Inter (in particolare dei “Boys San”) ed era stato indicato da Luca Da Ros, uno dei tre tifosi arrestati, come l’ispiratore dell’agguato ai tifosi napoletani: “C’erano tre gruppi: gli Irriducibili, i Viking e i Boys. Il nostro capo, quello che ha in mano la curva, si chiama ‘il Rosso’. È lui che sposta la gente, è lui che decide. Il ‘Rosso’ ha detto ‘andiamo’ e io sono andato. Siamo partiti tutti in macchina, eravamo circa 120 persone”. Da Ros ha poi ricostruito l’assalto ai tifosi avversari: “Abbiamo lasciato le macchine e ci siamo fermati tutti contro un muro. All’inizio non avevo armi, poi hanno dato a tutti un bastone. Io ero in mezzo non sapevo cosa dovevo fare. Iniziano a passare i furgoni, quindi usciamo dall’angolo. Molti furgoni dei napoletani si sono fermati, altri no”. Piovella, assistito dall’avvocato Mirko Perlino, si era recato sabato in Questura per fornire la propria versione dei fatti: ha ammesso di essere presente, ma ha negato di essere uno degli organizzatori della guerriglia.


LA RICOSTRUZIONE — E nell’interrogatorio Piovella si è rifiutato di rispondere a domande sull’assalto ai tifosi del Napoli, ma ha parlato della morte di Belardinelli. Ecco la sua ricostruzione: “Ricordo di aver visto, sulla via Novara all’altezza di Via Fratelli Zoia o qualche metro più avanti rispetto al senso di marcia, Daniele Belardinelli steso a terra, non so se perché scivolato o caduto accidentalmente. Negli stessi istanti ho visto un’autovettura, a bassissima velocità o addirittura quasi ferma, passare sopra il corpo di Daniele, con le ruote anteriore e posteriore destra. Ho avuto anche la sensazione che le ruote slittassero nella circostanza. Non ricordo poi se l’autovettura si allontana immediatamente, lentamente o velocemente. In merito all’autovettura ricordo che era una macchina scura, di dimensioni che mi sono parse normali, ma su questi dettagli non ho certezze perché la mia attenzione era su Daniele”.

SOTTOCULTURA SPORTIVA — Nell’ordinanza del gip Guido Salvini si legge una pesante accusa: “Quanto avvenuto è espressione tra le più brutali di una ‘sottocultura sportiva di banda’ che richiama piuttosto, per la tecnica usata, uno scontro tra opposte fazioni politiche.

 Gasport 

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